Nel 2016 il World Economic Forum ammoniva:

 “È iniziata la 4° rivoluzione industriale (genetica, intelligenza artificiale, robotica, nano tecnologie, stampa 3 D, biotecnologie)”

“L’effetto sarà la creazione di 2 nuovi milioni di posti di lavoro, ma contemporaneamente ne spariranno 7, con un saldo netto negativo di oltre 5 milioni di posti di lavoro. L’Italia ne esce con un pareggio (200 000 posti creati e altrettanti persi), meglio di altri Paesi come Francia e Germania. A livello di gruppi professionali, le perdite si concentreranno nelle aree amministrative e della produzione: rispettivamente 4,8 e 1,6 milioni di posti distrutti.”

“Il 65% dei bambini che oggi entrano in prima elementare avrà un lavoro che oggi non esiste”

“Tutto ciò pone sfide di adattamento alle aziende, ai governi e agli individui: dovranno assumere un atteggiamento proattivo rispetto al cambiamento”

“Le aziende prospere saranno quelle che mettono lo sviluppo dei talenti al centro del loro funzionamento. Utilizzando analisi dei dati, le funzioni HR dovranno imparare a guardare avanti, analizzando i divari di competenze e lavorando per allineare la propria forza lavoro alle sfide attuali e future”

A partire dal 2016 nell’analisi SSM è stata inserita – accanto ai 42 comportamenti standard – la misurazione delle 10 capacità che il WEF giudica fattori critici di successo.

I dati che SSM ha raccolto in questi anni -presso organizzazioni di varie dimensioni – sono così ripartiti per settore e genere.

L’evidenza più lampante è la sotto rappresentanza del genere femminile che si accentua fortemente se il focus è il management (middle e top manager)

Questa disparità è collegata in modo evidente al diverso potenziale espresso dai generi? I dati in nostro possesso sembrerebbero escluderlo: 

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